Ogni anno, il 10 ottobre organizzazioni abolizioniste e attivisti di tutto il mondo si mobilitano per la Giornata mondiale contro la pena di morte, evento organizzato dalla Coalizione mondiale contro la pena di morte il cui scopo è diffondere informazioni sull’applicazione della pena capitale nel mondo e intraprendere azioni verso l’obiettivo finale, la sua completa abolizione.
Il tema scelto per la XIII Giornata mondiale contro la pena di morte è il ricorso alla pena di morte per reati legati alla droga, che nel 2014 ha portato a esecuzioni in almeno 10 paesi. Ma sono oltre 30 i paesi e territori dove il traffico o il possesso di droga sono reati punibili con la pena capitale.
La pena di morte non uccide il traffico di droga, come recita il manifesto della Coalizione mondiale, ma la sua applicazione per tali tipi di reato rappresenta anche una violazione del diritto e degli standard internazionali sui diritti umani. L’articolo 6 del Patto internazionale sui diritti civili e politici sebbene infatti consenta l’uso della pena di morte in determinate circostanze, ribadisce chiaramente che il suo uso deve essere limitato ai soli reati più gravi.
La scelta del tema di quest’anno della Giornata mondiale assume una importanza particolare in vista dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sul “problema mondiale della droga” prevista nel 2016.
In occasione della XIII giornata mondiale contro la pena di morte Amnesty International chiede a tutti i suoi attivisti di mobilitarsi in favore di Shahrul Izani, giovane malese, che rischia la pena di morte per essere stato trovato in possesso di 622 grammi di cannabis all’età di 19 anni. È stato il suo primo reato. Ha esaurito tutti i livelli di giudizio e potrebbe essere messo a morte in qualsiasi momento.