BOLIVIA: NUOVA LEGGE CONTRO IL FEMMINICIDIO

Bolivia, 12 febbraio 2013: Hanalí Huaycho muore dopo essere stata accoltellata 15 volte. È l’ennesimo caso di femminicidio in Bolivia: il marito Jorge Clavijo, prima di scappare, accoltella due volte anche la madre di Hanalí, che cerca di difenderla. Il tutto davanti al figlio di 5 anni.

Giornalista lei, tenente di polizia lui: come spesso accade, la violenza di genere non ha nulla a che fare con il livello di istruzione di chi la compie e chi la subisce. Questo tipo di violenza non è nuova in Italia ma neanche in Bolivia: secondo quanto riportato dal Centro de Información y Desarrollo de la Mujer (CIDEM, organo boliviano) tra il 2009 e il 2012 sono state 382 le boliviane uccise dai propri compagni (attuali ed ex). Ma il caso di Hanalí ha segnato la svolta, accelerando un processo in corso proprio dal 2009: il 9 marzo 2013 Evo Morales, il presidente del Paese, ha incorporato al codice penale boliviano 100 articoli che fanno esplicito riferimento al femminicidio, definito come “un’azione di estrema aggressione, che viola il diritto fondamentale alla vita e causa la morte della donna, per il solo fatto di essere tale”. La pena prevede 30 anni di carcere senza la possibilità di amnistie o indulti, e corrisponde alla pena per il reato più grave secondo il codice boliviano.

La legge si chiama Legge Integrale per Garantire alla Donne una vita libera dalla violenza (Ley Integral para Garantizar a las Mujeres una vida libre de violencia) e il presidente ha già manifestato la volontà di stanziare i finanziamenti necessari a rendere effettiva la norma: allo stesso tempo ha chiesto ai ministri di creare tutte le condizioni affinché la legge entri pienamente in vigore in uno o due mesi.

E in Italia?

In Italia, considerando lo stesso arco temporale (2009-2012) le donne morte “d’amore” sono 585: 172 nel 2009, 156 nel 2010, 137 nel 2011 e 120 nel 2012. (ilfattoquotidiano.it) Non il doppio ma quasi, rispetto al paese latinoamericano. Cosa stiamo aspettando?

Novella Benedetti

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