Buone notizie Aprile (1)

Prigionieri di coscienza

Repubblica popolare cinese – Il 30 marzo 2013 il monaco tibetano Jigme Gyatso, prigioniero di coscienza adottato da Amnesty International, è tornato in libertà. Era stato stato condannato a 15 anni per “separatismo” nel 1996. Nel 2004 la pena era stata aumentata di altri tre anni per aver gridato, in carcere, slogan in favore del ritorno del Dalai Lama.



Diritto internazionale

Nazioni Unite – Il 2 aprile 2013, con 154 voti a favore, tre contrari (Corea del Nord, Iran e Siria) e 23 astensioni, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato un Trattato sul commercio di armi che vieterà agli stati di trasferire armi convenzionali quando sapranno che, nei paesi destinatari, quelle armi saranno usate per compiere o facilitare genocidio, crimini contro l’umanità o crimini di guerra. Il trattato verrà aperto alla firma e alla ratifica il 3 giugno 2013 presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ed entrerà in vigore subito dopo la 50ma ratifica.



Giustizia internazionale

Bosnia ed Erzegovina – Il 26 marzo 2013 il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia ha condannato a 22 anni di carcere Mico Stanisic, ex ministro dell’Interno della Republika Srpska e il suo vice, Stojan Zuplijanin, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi ai danni della popolazione civile non serba durante la guerra del 1992-95. I due imputati sono stati giudicati colpevoli di omicidio, tortura e trattamento crudele di prigionieri e di aver preso parte a una cospirazione criminale, insieme al leader serbo bosniaco Radovan Karadzic e al generale Ratko Mladic, avente per oviettivo l’istituzione di uno stato serbo puro dal punto di vista etnico.

Impunità



Bosnia ed Erzegovina – Il 29 marzo 2013 un tribunale di Sarajevo ha condannato a 45 anni di carcere l’ex ufficiale dell’esercito serbo bosniaco Veselin Vlahovic per i crimini contro l’umanità commessi nei quartieri di Grbavica, Vraca e Kovacici, controllati dai serbi, durante l’assedio e l’urbicidio della capitale, tra il 1992 e il 1995. Vlahovic è stato riconosciuto colpevole di 66 capi d’accusa, tra cui l’uccisione di 30 civili, lo stupro di decine di donne e il pestaggio e la rapina ai danni di decine di civili non serbi.

IL DALAI LAMA A TRENTO

Resoconto dell’incontro con il Dalai Lama

Giovedi’ 11 aprile 2013 alle 13.30, il Palasport di Trento è ricolmo di gente tutti in trepidante attesa dell’arrivo del Dalai Lama; attesa che ha dovuto pazientare le dichiarazioni di benvenuto, ma sopratutto di denuncia da parte del presidente Pacher per la nostra insufficienza nella lotta per i diritti dei più deboli e per l’indignazione contro le offese che il popolo tibetano ha dovuto così ingiustamente subire; e inoltre due video che presentavano, in pillole, la situazione tibetana e le precedenti visite di Sua Santità in Trentino. All’annuncio dell’ingresso sul palco del Dalai Lama tutta l’emozione si è scaricata in un applauso e in un standing ovation interminabile. L’invito alla compassione e la ricerca della felicità sono stati i due temi cardine di tutto il suo discorso; inviti, che sono tanti più carichi di significato in quanto fatti da una persona, un leader, una guida spirituale che vive l’esilio dal 1959. Il Dalai Lama non si è presentato da vittima, né per informarci sulla situazione che grava sulla sua gente, ma per dirci che dobbiamo abbandonare la nostra collera, la nostra rabbia, e che dobbiamo studiare e coltivare la nostra dimensione interiore. È venuto per dirci che siamo tutti uguali e che tutti hanno il diritto di essere felici. Le parole del Dalai Lama sono state parole d’amore e di profonda speranza per una nuova era dove sarà il dialogo a prevalere e non la legge del più forte. Un discorso pronunciato con un’unione di semplicità e saggezza che ci richiama alle nostre responsabilità per un futuro migliore, un futuro migliore per tutti. La responsabilità dei più grandi consiste nell’impegno di insegnare ai più piccoli i valori più importanti: abbondare l’effimero e la ricerca della bellezza esteriore a favore di quella interiore, mentre la responsabilità delle nuove generazioni consiste nel fare tesoro dei buoni insegnamenti per rendere questo mondo un posto migliore. Un incontro a cui assolutamente non si poteva mancare e che mi rimarrà sempre nel cuore.

La situazione tibetana in pillole

Il Tibet è una regione della Cina, a nord-est dell’Himalaya. Gran parte delle preoccupazioni di Amnesty International e di molti esponenti della comunità internazionale rispetto a questo paese riguarda il rispetto dei diritti umani fondamentali. Solo tra marzo e la fine dell’anno 2012, 12 tibetani si sono dati fuoco per protestare contro il governo cinese, in maggioranza nella regione tibetana dello Sichuan. Le autorità hanno risposto con detenzioni di massa, campagne di “rieducazione patriottica” e limitando le comunicazioni. Non c’è alcun segnale che le autorità cinesi intendano affrontare le cause di queste proteste o riconoscere le rimostranze della comunità tibetana.

(Fonti: Amnesty International:http://www.rapportoannuale.amnesty.it/sites/default/files/Cina_0.pdf e Freedom House: http://www.freedomhouse.org/report/freedom-world/2012/tibet)

Il Dalai Lama sul palco

Il Dalai Lama sul palco